L'Arconte di Athanara fissò il proprio sguardo allo specchio a lungo...
Si soffermò a scrutare la propria anima nei suoi occhi chiari e profondi, solcati al tramonto di striature porpora. Quello sguardo innaturale lo rendeva pieno di sconcerto e di orgoglio. Un vanto per ciò che era divenuto, un rimpianto per ciò che aveva lasciato...e all'ombra di quel dissidio la sua anima si assopiva ogni giorno che passava...e lasciava spazio alla cenere.

Nella profondità di un mistero che non era più in grado di spiegare, l'Arconte passò una mano sfiorandosi il viso. La pelle era bianca come quella di uno spettro e il tepore della vita scorreva sempre più lento sotto di essa.
Si era chiesto altre volte se fosse la propria volontà a guidare il corso degli eventi...o se gli eventi stessi erano schiavi di una volontà superiore, che tutto piega e tutto infrange.

La mano scorse sulla pelle priva di barba, ma nel fluire di antiche emozioni che battevano impavide nel suo cuore posseduto, avvertiva l'ispida sensazione che una barba millenaria intralciava il proprio corpo...rilegandolo in un sudario di spine e sangue.

Vedeva gli eventi che scossevano dentro il suo corpo muscoloso, e ogni evento che la sua tetra anima filtrava alla luce del tramonto, diveniva un'echo della propria volontà...o della stessa volontà di cui l'Arconte era divenuto schiavo.

Per un attimo ebbe la convinzione che poteva resistere ancora a lungo a quel potere corruttore, ma quando indossò nuovamente la pesante maschera metallica, quel pensiero perse significato...

Si alzò e si mosse in direzione della grande balconata del suo torrione.
Ovunque il suo sguardo si posasse, vedeva solo eserciti accampati in attesa di un suo segnale. La guerra e la scia di morte che quei soldati promettevano riempirono di un nuovo significato i tetri pensieri dell'Arconte...

Solo l'ultimo battito della sua anima ancora sperava che quelle spoglie mortali non fossero mai esistite.