
La morte della Fenice su Drakken
«Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila.»
Erodoto
E dopo 500 anni, nel 1° giorno di giugno 1368, la Fenice bruciò il cielo di Drakken.
Pensiamo che l'evento si sia propagato vicino alla foresta di Medull e l'oceano, questa conoscenza così "precisa" lascia tutti noi in grave apprensione.
Il potere della Fenice rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull'ambiente, sugli eventi che si dipanano nel Tempo, ma come ogni forza immortale è bramata dai potenti e dagli ignoranti.
Neppure noi Elfi conosciamo a fondo la Fenice, per questo che ci siamo subito messi sulle tracce del luogo dell'accaduto.
Grazie al fatto che la sua morte sia avventua nei pressi della Foresta, abbiamo un leggero vantaggio sugli altri ricercatori, ma siamo certi che usarenno ogni mezzo per impossessarsene.
Crediamo che i cultisti del fuoco comandati da Khaan Lama Rovente siano coinvolti, alcuni sacerdoti di Nerull e un gruppo a noi sconosciuto chiamato Fenice Nera.
Grandi potenze si stanno muovendo, il Sogno dell'Immortalità è la ricompensa.
«... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla, ed il sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole.»
Ovidio