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daemòn
Iscritto il: 24/03/2006, 18:57 Messaggi: 48
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 Il saluto di Azhael
Quella notte Azhael non dormì neanche le poche ore che bastano ad un elfo per recuperare le forze. I pensieri gli affollavano la mente senza lasciargli il tempo di incastrarli, uno dopo l'altro, con un qualsiasi tipo di logica.
C'era un motivo perchè lui si trovasse in quel luogo e la strada verso Thiavalass era corretta, ma per qualche motivo il suo senso di ranger lo spingeva a cogliere dei segnali impercettibili che portavano in un altra direzione.
Era come se una voce che parlava a livello del suo inconscio lo stesse chiamando.
Forse era il Dandull.
Il cuore oscuro della foresta era al di fuori di ogni legge della natura. Tutto ora andava contro le dottrine che l'elfo aveva imparato nella sua vita. Quel posto era del tutto innaturale.
«Azhael, figlio mio, la foresta è la tua casa» gli disse un giorno sua madre «e i suoi abitanti sono tutti tuoi fratelli e tue sorelle.»
Ma ora lui si sentiva tutt'altro che a casa.
Silenzioso come una piuma nel vento si avvicinò ai suoi compagni che dormivano un sonno irrequieto.
Avventurieri coraggiosi.
Amici fidati.
Pronti a sacrificare le proprie vite per provare a cambiare il destino delle razze di Drakken.
Un destino forse immutabile.
Li osservò uno dopo l'altro e per ognuno di loro ricordò un breve episodio, pescando tra i ricordi più significativi. Prima un sorriso gli illuminò il volto, poi le lacrime arrivarono improvvise come un temporale nell'estate più calda.
«Amici miei» sussurrò con un filo di voce «tornerò a prendervi.»
Tracciò nell'aria con un gesto veloce invisibili linee che rappresentavano la runa elfica che significava "fortuna", poi chiamò Mamilalfhar, la sua tigre bianca, e si allontanò nelle ombre di Emer Al Dandull.
Sarebbe tornato presto. Questo gli diceva il cuore.
_________________ FLAMEDOME.COM
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24/01/2007, 18:50 |
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Magnificat
Iscritto il: 24/03/2006, 14:26 Messaggi: 63 Località : Pavia
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 Il risveglio di Cleori
Cleori si svegliò di soprassalto. Silenzio. Immagini che ancora affollavano la sua mente. Lo stesso sogno… sempre lo stesso sogno. Ancora una volta quel chierico di Nerull. Ancora una volta torture. Ancora una volta volti noti e meno noti che si confondevano come una tavolozza di colori scagliata a terra. Solo che questa volta lei era tra il pubblico. Come una sorta di piccola arena. Al centro un ruvido tavolo di legno e il maledetto chierico che vi si aggirava intorno, ridendo e intonando a mezza voce preghiere rivolte alla sua divinità oscura. Sul tavolo, legata saldamente, c’era sua sorella Lior. Sapeva che era lei anche se quel corpo non poteva che appartenere ad una persona anziana. Avvizzito, corroso dal tempo e dagli elementi, cadente e orribilmente sfregiato. Lior… dove sei? Dove sei sorella mia? Come ci ha sempre diviso tutto Lior… e poi tutto intorno, il Re, la Regina, la Corte. E Lexadia alla sinistra di Cleori. Le sorrideva e le parlava in elfico. Le stava raccontando una storia, una storia di morte e di oscurità . E poi Luyan con l’arpa in mano che inneggiava alle divinità del male. E ancora Azhael che indossava il simbolo sacro di Emel, la dea degli insetti. Non finirà mai, continuerò a sognare questa tortura finché non capirò cosa significa... Perché Lior? Perché le insegne sacre di Emel? Perché tutti quei volti che ridevano… e ridevano di una tortura…
La giovane donna elfo si alzò. Uscire dalla trance le risultava sempre più faticoso e a volte passavano manciate di minuti prima che riuscisse a focalizzare. La gentile brezza che soffiava l’aiutò a concentrarsi. Si guardò intorno. Gli alberi sembravano muoversi lentamente, una sorta di danza, un frusciare sommesso e dignitoso che le ricordava le fronde ombrose di casa. Niente corda magica quella notte, il posto era stato scelto con molta cura da Azhael e nessuno aveva messo in discussione la sua parola. E poi erano crollati tutti dalla stanchezza. Si voltò a guardare Anì, in trance profonda. Il giovane arcanista sembrava quasi la statua di un dormiente, di quelle che adornavano la Sala della Notte nel quartier generale delle Figlie di Marva. Come era pacifico il suo volto mentre dormiva… così diversa quella serenità dalla perenne preoccupazione che solcava il suo viso… chissà se l’amava davvero. Chissà se quel bacio nella cittadina prigione era reale oppure solo la risultante delle interminabili ore trascorse a viaggiare per la foresta elfica. Cleori non voleva ammetterlo nemmeno con se stessa, ma sapeva che il suo cuore si stringeva come un piccolo neonato tra le fasce quando diceva a se stessa che no, che non lo amava, che era solo parte del grande disegno, che era solo un suo compagno. Anzi, un suo suddito. Gli occhi le si inumidirono mentre voltava il viso verso gli altri. Lexadia e Luyan, vicini vicini, come a tenersi caldo reciprocamente. Rabbrividì pensando al sogno, pensando alla donna umana che parlava elfico. Ma chi erano davvero queste persone… cosa ci facevano lì, in un luogo primigenio alla razza elfica… ma poteva fidarsi di loro? Come fidarsi di loro… e come fidarsi pure del mezzorco. Azhael aveva sempre garantito per lui e aveva promesso a Cleori e ad Anì che lo avrebbe eliminato lui per primo se avesse deviato. Cleori era passata da un saccente disprezzo nei suoi confronti ad un sentimento di curiosità mista a stima. Lo aveva visto combattere, lo aveva visto proteggere il suo amico elfo. E Cleori stimava chi sapeva dare valore all’amicizia. Qualcosa dentro di lei le diceva che la partita col mezzorco era ancora aperta, che nuovi scenari erano ancora possibili. Forse si sarebbero incontrati, si sarebbero capiti. Forse. Guardò il capo riverso del mezzorco e gli occhi le tornarono a inumidirsi. Perché doveva essere sempre tutto così difficile? Perché sempre dare prova di sé, perché sempre sostenere la parte dell’eroica principessa benedetta dalla dea, quando in realtà dentro si sentiva come un pulcino bagnato e l’unica cosa che avrebbe voluto davvero era correre e correre con Anì per le valli a nord, col sole abbagliante sopra le loro teste e il cielo azzurro mare che li avvolgeva come una benedizione eterna? E poi Azhael…
Azhael.
Dov’era Azhael? Non era tra i compagni. Era il suo turno di guardia? Nemmeno Mami era intorno. Nulla di strano in realtà . Seguiva il suo padrone. Cleori si allontanò dal campo e si avvicinò all’entrata della radura. Era sorta nel frattempo una luce grigia, la luce grigia che accompagnava l’alba di quel luogo comunque straordinario, e nonostante la sua visione elfica non le riusciva di vedere da nessuna parte il ranger. Sapeva essere silenzioso come un gatto e rapido come una volpe. Però… no, c’era qualcosa che non andava. Cominciò a camminare fra gli alberi e a mormorare il suo nome, sapendo che se fosse stato nei paraggi il suo udito fine avrebbe colto il suo richiamo. Stringeva il simbolo sacro di Marva d’argento che le pendeva al collo e senza nemmeno rendersene conto aveva cominciato a stringerlo tanto forte che le falangi delle sue dita affusolate erano diventate bianche come l’avorio.
Azhael…
Improvvisamente capì. Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo. Se lo figurava mentre salutava silenziosamente i compagni e velocemente si allontanava col favore della notte. Un mezzo sorriso le solcò il volto mentre lacrime copiose finalmente le bagnarono il volto. La brezza leggera salì lievemente muovendo le foglie a terra. Se ne era andato. Sì, Cleori capiva. Lasciò andare il simbolo sacro e appoggiò la mano a un albero, passandola lievemente sulla corteccia. Era vivo. Era tutto vivo lì. Per un istante sentì l’impulso irrefrenabile di seguire l’amico, di lasciarsi alle spalle tutte quelle difficoltà , di cacciare i fantasmi del passato, ma anche quelli del presente. Ma poi il volto di Anì le comparve dinnanzi e lo vide che sorrideva, che le mormorava parole di amore, che le faceva provare quanto era bello vivere. Quanto era bello vivere insieme. Quanto era bello crederci.
« Arrivederci amico mio… ti porto dentro di me », disse la fanciulla elfo guardando verso gli alberi che si stendevano davanti a lei come un affresco infinito. Quello era il suo passato. Andarsene era il suo passato. Ora c’era Anì e poi Marva e il suo calore, la linfa vitale che la dea le infondeva nell’anima e che comunque le faceva amare quella strada dura e petrosa. L’albero che toccava sembrava quasi pulsare di vita. Vivere… adesso lei era lì.
Per restare.
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29/01/2007, 18:36 |
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Arcangelo Nero
Iscritto il: 23/05/2006, 23:45 Messaggi: 261 Località : RHO
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Lexadia aveva attraversato il cuore più selvaggio dell’antica foresta elfica.
Avvertiva la terra pulsare di un potere terrificante, oscuro…e tuttavia ancore silente.
Aveva visto come la forza creatrice del Dandull fosse capace di uccidere gli animali stessi, per generare nuova vita. Avvertiva il lato carnefice di una ciclicità distorta dall’oscuro potere della foresta. Aveva sentito il suono stridulo delle ossa cantare un inno alla morte. La natura stessa sembrava reclamare il sangue di ogni creatura. Anche quello degli elfi stessi.
Avvertiva la forza del mutamento. Dell’eterno bene e dell’infinito male.
Anche Azhael era svanito. Vittima anche lui di un richiamo inspiegabile. Vittima del Dandull.
Ma qualcosa ancora sfuggiva al suo pensiero. Qualcosa le sfuggiva di continuo ma non si allontanava mai dalle sue sensazioni. Qualcosa la spiava. Qualcosa richiamava forse anche lei?
Forse non era col pensiero che avrebbe potuto capire. Heltar era lontano dal suo cuore. Eppure il suo cuore le stava suggerendo come un profeta il destino che avrebbe presto seguito. Era anche ciò parte del nefasto schema designato dal Dandull? Forse non solo…
Lexadia percepiva sempre il bene all’origine del mutamento. Ma un mutamento così profuso dove l’avrebbe condotta? Il suo cuore le diceva che sarebbe sopravvissuta a quel viaggio. Di questo ne era certa. Ma a quale prezzo?
Quel bene in cui aveva sempre creduto le mostrava un lato che non conosceva. Anche di questo ne era certa. E ora la spaventava.
Aveva ancora senso credere nel bene?? E se proprio nel bene, nei principi caotici della sua esistenza il male fosse capace di rafforzarsi?
E se far del bene spesso è male?? Potrebbe anche darsi che far del male a volte è bene… Per un attimo fece uno sforzo di fede, ma non ne era infondo capace.
Fu troppo tardi e Lexadia capì. Più col cuore che con la mente…Ma ormai chi poteva ancora dire ciò che fosse giusto oppure sbagliato?
_________________ Solo un Angelo libero può proteggere ciò che gli appartiene con ciò che è suo...
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29/01/2007, 20:45 |
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Il Mangiafiabe
Iscritto il: 30/05/2006, 18:38 Messaggi: 188 Località : RHO
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Dopo aver rincuorato e fatto addormentare il suo piccolo amichetto, che gli ricordava i pixie del circo con i quali giocava quando era piccolo, Luyan si apprestò per dormire dopo la lunga ed estenuante giornata nel Dandull. Ma mille pensieri cominciarono ad affiorare nella sua mente, ora che anche lui cominciava ad essere incerto e titubante della missione, sarebbe riuscito ad aiutare i suoi compagni e dargli il giusto conforto morale? Ma soprattutto cosa lo spingeva ad inoltrarsi in questa foresta innaturale e cosa cercava esattamente nella torre? Cosa lo spingeva a rischiare così tanto? Forse la ricerca di se stesso e dei suoi veri avi la sua vera storia ma la torre poteva dargli queste risposte? Luyan si addormentò la stanchezza era molta, forse i pensieri forse il subconscio gli fecero fare strani sogni. Sognò i suoi cari, la sua famiglia adottiva che erano tutti i componenti del circo, le persone conosciute e i suoi compagni di avventura. Il fatto strano e che li vedeva allontanarsi pure avvicinandosi, nonostante tutti i suoi sforzi non riusciva a raggiungerli fino a quando non sparirono del tutto. Rimase solo e per Luyan fu una sensazione strana è sempre stato abituato a stare in compagnia ed in mezzo alla gente, era stranito un po’ scosso, forse era la foresta? Ad un certo punto gli appaiono persone sconosciute che gli girano attorno, prova a parlarci ma dalle loro bocche non escono suoni, era disperato non riusciva a comunicare allora scappò via. Rimasto nuovamente solo decise di rifugiarsi nella sua arte, tirò fuori la cetra e cominciò a pizzicare le corde. La cetra era muta non emetteva suoni, venne assalito dalla disperazione provò a gridare ma neanche dalla sua bocca fuoriuscivano suoni. La cetra improvvisamente si trasformò in un ammasso di serpi, Luyan dovette lasciarla cadere e ora mille serpi gli strisciavano ai piedi, fu costretto a scappare. Era disperato come non mai sconfortato e rammaricato non aveva più forze, ad un certo punto venne raggiunto dalle serpi che si riunirono trasformandosi in mostri orrendi. Luyan era impaurito non poteva fare nulla provò a difendersi ma i mostri erano troppi. Stava per essere sopraffatto, ma all'improvviso una dolce melodia lo pervase, era un canto in una lingua sconosciuta accompagnata da uno strumento anch'esso sconosciuto, sentiva dentro di se uno strano potere crescere. Vide i suoi compagni che lo aiutarono a scacciare e distruggere quegli orribili mostri. Luyan era quasi rincuorato dal fatto di aver ritrovato i suoi compagni compreso il piccolo amichetto pixie che gli riconsegno la cetra. Il sogno si concluse con una frase che echeggiava e diceva:
-Luyan ricordati bene chi sei e cosa fai, ricorda il tuo destino è scritto.
Era la voce di Thurmas accompagnata nuovamente da quello strano strumento. Luyan ora era rincuorato come se il suono di quello strumento e quelle parole gli avessero ridato speranza. Si svegliò era completamente sudato e subito ripensò a quello stranissimo sogno e al suo significato intrinseco. Voltò lo sguardo verso il piccolo amico e poi verso i suoi compagni, subito notò qualcosa di strano. Come nel suo sogno qualcuno se n'era andato, ma perchè?
_________________ E' l'unica freccia che ti colpisce ma che non ti uccide... Che cos'è???http://dailymotion.virgilio.it/video/x1e77u_sugar-baby-love-aides-2006_ads
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30/01/2007, 18:10 |
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seriale
Iscritto il: 11/04/2006, 23:52 Messaggi: 243
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Dove andate ???
Dobbiamo aspettare Azhael deve tornare dalla caccia mattutina...
[urlando]
come non tornerà chi ve l'ha detto
siete degli stupidi non può essersene andato via LUI non lo farebbe
non può avermi abbandonato anche LUI
tornerà dobbiamo aspettarlo
...
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31/01/2007, 12:13 |
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