Una valanga, narrò il vecchio.
Iniziata da una semplice palla di neve.
I piani della Compagnia della Fenice si stavano sgretolando come neve al sole.

Il vecchio spiegò ai bambini come, a volte, bastava una semplice palla di neve per creare una valanga. E come un minimo cambiamento, nell’evolversi degli eventi previsti, poteva stravolgere completamente la storia.

La morte di Elemar fu un duro colpo per lo spirito del gruppo.
In fondo, ricuperare la sua gente, senza di lui alla sua testa, sembrava quasi privo di senso.
Ma c’erano altri innocenti da salvare. Il Popolo di Shellar. A Yanira e alla sua gente, e forse, a Drakken tutta, avrebbero fatto molto comodo i soldati di Firav.

Il gruppo proseguì, con il cadavere del Paladino in spalla, e la sua testa nello zaino.
Il Labirinto, costruito dai nani, era stato superato.
Davanti a loro, il precipizio. Con varie piattaforme da attraversare.
Il peggio era passato, per loro.
Per loro.

(...)

Lontani, ma non cosi lontani, Talandra stava gestendo, alla meno peggio, la situazione dopo l’attacco.
Il Coboldo era stato responsabile, direttamente o indirettamente, della morte di 5 Ogre.
“7” precisò Corvo Rosso. “Sono stati ritrovati altri 2 cadaveri, qua fuori.”
Gli Ogre erano furiosi, ma anche smarriti. C’era un nuovo capo, che Talandra non aveva ucciso, ma solo per sbaglio.
Un nuovo capo alle prese anche lui con le 2 tribù. E tra i due capi, ovviamente, era morto quello che Talandra aveva convinto per primo.
Studiando i cadaveri, i due elfi ebbero la conferma che l’assassinio era sempre il coboldo. Colpi potenti, precisi, in punti chiave del corpo, che non avevano lasciato scampo agli Ogre.
Quindi 4 cadaveri, e 3 persi, seguendo il coboldo nella sua piega dimensionale.
Cosa avrebbe impedito al coboldo, successivamente, di provarci di nuovo ?
“E i nostri compagni ?” chiese Corvo Rosso.

(...)

Lontano, ma non cosi lontano, il coboldo finì di scrollarsi di dosso la ragnatela, dopo avere pulito le sue spade sui cadaveri degli Ogre.
La Regina non sarebbe stata contenta.
Per un attimo, il pensiero di andarsene lontano, di scappare, per non incorrere nella punizione, che poteva, e che rischiava fortemente, di essere letale, gli balenò per la mente.
Ma ormai era qui. E avrebbe saputo.
Troppa precipitazione, si maledì l’assassino. Ma non avrebbe mai pensato che l’elfa avrebbe resistito al suo attacco a sorpresa.
Guardò Damling, la sua seconda scimitarra.
Se non fosse stata deviata dall’armatura pesante dell’elfa, forse …
… forse avrebbe potuto tentare di colpirla di nuovo …
No, era stato meglio di no. Era già stato ferito, e non poco, dalla magia di questa assassina.
Aveva faticato, e tanto, per arrivare dov’era arrivato.
“Sopravvivere, prima di tutto.” Questo era il motto dei coboldi.
Ed era ancora sopravvissuto. Kurtulmak sarebbe stato contento.
La Regina, però …
Beh, l’avrebbe saputo a breve …