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Elayne
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Iscritto il: 27/04/2007, 16:06 Messaggi: 471 Località : Falkovnia (OOC: Milano)
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 Sogni di un Paladino
"Elemar… "
Firav... Gloriosa città solitaria, nelle montagne.
Il sole lambiva le montagne, indicando un crepuscolo ormai imminente. I suoi raggi accarezzavano le strade dolcemente, e si sentiva in lontananza il gentil brusio della gente occupata nelle sue occupazioni quotidiane.
A qualche chilometro, un gruppo di soldati scortava l’ennesimo carico di metallo delle miniere verso le porte Sud della città .
Firav… una città , una casa…
"Elemar… "
Sevalna rideva, mentre correva per le strade, girandosi spesso verso Igor, che la rincorreva, la felicità e il riso in volto. Il vecchio sergente Arabrov osserva la scena, divertito ma serio, la schiena contro il muro della casa della vecchia Aylna, che era ovviamente alla finestra, a rimbrottare il soldato per chissà quale futile motivo…
Bambini e bambine giocavano in strada alla guerra, fingendosi veri e propri battaglioni, con alcuni genitori nel ruolo di Ogri.
La vita, cosi energica, brillava ovunque…
"Elemar… "
Davanti alla piazza della città , il Tempo di Eraistos… Alle sue porte, l’High Priest Teremov, con voce forte ma tremolante dall’emozione, narrava alla folla gli ultimi tristi avvenimenti… I caduti (possano loro trovare la gloria eterna), le difficoltà della missione, il risultato degli esploratori… Teremov esortava la popolazione a rimanere salda. La cerca sarebbe presto finita.
La gente di Firav ascoltava, impassibile, pronta a seguire la Via designata dal clero. Come lo era stato in passato. Come lo sarebbe sempre stato.
"Elemar… "
Fuori.
Fuori dalle mura, la Luce chiamava… Lontana dalle montagne, lontana da Firav.
Lontano dal dolore, lontano dall’amore che fu.
In una landa lontana, sconosciuta, la Guerra si destava dal suo lungo torpore.
E chiamava.
“Elemar… Vieni da me, Elemar…â€
Elemar aprì gli occhi.
Davanti a lui, Silvia, sua madre, lo osservava con amore e orgoglio.
“Madre!!†cercò di gridare il Paladino, ma l’urlo si rifiutò di uscire dalla sua gola.
Elemar provò ad alzarsi, ma le sue membra sembravano come bloccate, intorpidite…
La visione di sua madre cominciò a vacillare, alimentando il rifiuto del Paladino davanti alla propria impotenza.
Lo spirito di Silvia stava scomparendo, ma si avvicinò al figlio, che smise le sue convulsioni, timoroso di fare svanire la fievole essenza di sua madre ancora presente davanti a se.
La mano materna calò sulla sua fronte, e gli socchiuse gli occhi.
Elemar protese i sensi per sentire il suo gesto, ma senza successo, e la sua frustrazione crebbe.
“Ricordami, figlio mio. E ricorda il tuo giuramento…â€
La frustrazione mutò in quiete, e la quiete si trasformò in risolutezza ferrea.
“Era ora, piccolo!!!, lo apostrofò una voce familiare. È finita la pacchia, sai ? è ora di giocare con i grandi!!!â€
Elemar dormiva… ora ne era cosciente… Tutto questo era un sogno… Se solo avesse potuto aprire gli occhi, magari avrebbe potuto vedere suo nonno.
“O magari no, visto che non sono tuo nonno, rispose l’individuo, come se leggesse nei suoi pensieri. Non mi hai mai conosciuto, eppure sono certo che saprai darmi un nome, vero piccolo ?â€
Elemar ebbe un illuminazione… “Bisnonno Magnis ?â€
“Esatto figliolo, vedo che non sei rincoglionito come tuo nonno o tuo padre… Beh, era ora che qualcuno di decente crescesse in questa famiglia di perd… - I miei non erano perdenti!!! Erano persone per bene!!! lo zittì Elemar.
- Hahahahahhaa!!!! Certo, come vuoi figliolo, non parlavo mica sul serio, sai? rispose l’avo, contento di se.
Elemar si zittì dalla vergogna.
- è comunque l’ora di avere una lunga chiacchierata, sai figliolo ? Già , perché forse non lo sai, ma ne ho abbastanza di fare il muto, in questa storia, e mi sembri abbastanza adulto ormai per ascoltare le mie parole.
Elemar pensò *ho scelta, forse ?* ma non disse nulla. In fondo, era contento di sentire il suo celebre avo. Anche se era probabilmente solo un sogno. Il suo volto dormiente, per tutta risposta, sorrise.
- Bene, riprese il bisnonno, devo ammettere che oggi mi sei piaciuto. Si, mi sei proprio piaciuto, a correre attraverso le grinfie di questi non-morti, sprezzante del pericolo, per salvare queste 2 povere elfe! Eh già , cosa credi ?!? Che non veda quello che fai quando mi evochi ? E parliamone, di questa evocazione!!! Hai invocato Eraistos!! Ma che credi, che sia Eraistos che ti abbia risposto sottospecie di idiota ?!? Infatti no, cretino!!! Sono stato io, come tutte le altre volte!!! Ricordati che la Spilla è una MIA creazione, piccolo, non di certo tua o di qualsiasi divinità !!! Tseee!!!
Magnis si interruppe in attimo, per poi riprendere…
“Vabbene, ok, ammettiamo pure che senza la benedizione di Eraistos – sempre lodato sia il suo nome –, non ci sarei riuscito, ma ripeto, non è LUI che devi invocare, ma ME! ME, il Grande Magnis Braviv, inteso ???
Elemar nel frattempo era solo contento di sentire per la prima volta sua bisnonno, “dal vivoâ€, se cosi si poteva dire.
- E sei venuto qui solo a dirmi questo ? chiese Elemar cercando di rimanere serio, ma già rideva.
Magnis brontolò alcune cose inintelligibili, e riprese il suo discorso.
“No, chiaramente no, irriverente nipote. Sono venuto qui per dirti che… ti ho fatto speciale… ok, diciamo che io e te ti abbiamo fatto speciale, va bene ? Tu di Paladini non sai nulla. O quasi. Ti aspetti magari di vedere arrivare una cavalcatura dal cielo ? E che sarai un cavaliere splendente che galopperà in soccorso ad altre giovani donzelle indifese (sai che noia…) ? Invece no, ho altri progetti per te, figliolo. I cavalli, fidati, sono belle bestie, ma un po’ stupide. È meglio che tu abbia il controllo totale delle tue azioni, e dei tuoi poteri, e di non lasciare ad uno stupido equino il tuo destino. E poi sei speciale… secondo te quanti Paladini di Eraistos esistono in giro, hmmm ? Nonono…non lascerò che il mio nipote si ridicolizzi richiamando a se un cavallo grosso come un elefante dentro una stanza, per salvare qualche fanciulla… soprattutto considerando che con la tua abilità nel colpire, rischieresti di schiacciarla per sbaglio, tseeee… E poi chissa cosa direbbero i tuoi compagni… No. Fidati di me, è meglio di no. Ho… Abbiamo… Va bene, diciamo che Eraistos ha acconsentito alla mia richiesta.
Seguì un momento di silenzio.
“Beh, riprese il vecchio, non mi chiedi quale ?†- Quale ?, sospirò Elemar.
- Quella di tenerti sotto occhio completamente, nipotino mio!!! Ora al posto di un cavalo claudicante, avrai l’appoggio di tutta la tua (defunta) famiglia, come succedeva già con me. Potrai richiamare anche lo spirito di tua madre, di tuo padre… - … - Eh già , c’è di che rimanere muto, vero ? - Si, lo ammetto. Suppongo che il loro aiuto sarà simile al tuo… Che non potrò parlare loro come sto facendo con te ora... Sempre che si possa definire questo “parlareâ€. - Bravo, ho sempre detto che eri più sveglio di tuo padr…errr… che eri un ragazzo sveglio. Comunque non credere che potrai fare dall’indomani richiamare tuo padre, tua madre, tua cugina, sua sorella, o chiunque ti venga in mente. Sei adulto, ma ti devi ancora guadagnare il VERO rispetto, tseee… Per ora, potrai richiamare tua madre, e basta. Abbiamo infatti deciso che è la più adatta alla tua attuale situazione, con il gruppo di cerebrolesi sanguinari che ti ritrovi… a volte mi chiedo se l’umanità ha un reale futuro, ma tant’è, ormai non è più un mio problema… Comunque, dicevo, cambiare i cervelli ai tuoi compagni non era possibile, quindi abbiamo deciso di aiutarti in un'altra maniera, permettendoti di richiamare lo spirito di tua madre, che si occuperà di curare le (copiose) ferite delle bestie che ti viaggiano appresso. È chiaro che c’è un limite al potere curativo di tua madre, o meglio, il limite è dettato dalla tua stessa (mancanza di) competenza, quindi se (l’ampio) potere curativo di tua madre finisce, beh, prenditela con te stesso, piagnone, capito ? Magari con il tempo, e con tanta fortuna, finirai con l’essere magari non un totale fallimento, permettendoti di migliorare tale potenziale di cura… beh, comunque vedremo… - E per gli altri spiriti ? - Ma ascolti quando ti parlo ? Ti ho detto di A-S-P-E-T-T-A-R-E. Tsseee… che imbranato… - Hai finito ? - … si suppongo di si… Ho finito! - Bene, felice di averti parlato bisnonno… è stato un piacere. Commovente. Una vera riunione di famiglia. - … - Ti saluto allora. - Certo certo.. - … - … - … - … ehi idiota… - ... si ? - … non fare cazzate… - … - … ehi figliolo… - Cosa ancora ? - ti voglio bene.â€
A Thiavalas, un gufo, appollaiato sopra un albero, osservò un Paladino girarsi nel sonno sorridendo.
_________________ Perla di Ahiren:
"Divertente.. potrei riassumere il cambiamento dalle varie edizioni con frasi chiave tipo: 2ed : A discrezione del Master!! 3ed: Aspetta devo controllare il manuale... 4ed: Ma siamo sicuri che SERVA il Master?"
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25/09/2007, 16:25 |
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Elayne
Site Admin
Iscritto il: 27/04/2007, 16:06 Messaggi: 471 Località : Falkovnia (OOC: Milano)
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Spossato, il Paladino dormiva.
Nella relativa sicurezza della Torre di Thiavalas, con Elabaye e i primi, Elemar riposava.
Con i suoi compagni.
Il sonno, riparatore, era una pomata per i muscoli del Paladino, ma portava con se immagini, segni, e altri insegnamenti.
I Sogni.
Sogni di metallo mischiato con il sangue…
SSSBBBRRAAAAAMMMMM!!!!
La rana di metallo venne squartata, da un poderoso colpo del mezz’orco, ma altre stavano per sopraffare Lexadia.
Elemar si buttò nella mischia.
Il fuoco, il dolore, avvolse di nuovo il Paladino, da molteplici parti.
Strinse i denti, mentre guardò per un attimo Aihren, il pugno ormai spento, che sconsolato scuoteva la testa.
Le risorse benedette del druido si stavano esaurendo…
Elemar vagliò la situazione in un attimo, e richiamò a se tutto il suo potere rimasto, e sferrò un colpo tremendo alla già ferita rana davanti a se, che si squarciò e esplose…
… titubante, la rana però era ancora in piedi, e il sangue, ormai copioso per lo sforzo, colava sul viso del Paladino.
Una singolo masso, o qualcosa di simile, colpì però la rana, che si frantumò.
Sia lodato Eraistos…
… sogni di tensione e morte…
“Via!!! Via di qui!!!†urlava il Paladino.
Corvo Rosso si alzò in volo, trionfante, con il suo ambito premio in mano, mentre altri, caoticamente, si muovevano da altre parti.
Il suolo venne sradicato dalla statua di metallo, e lanciato contro il mago.
Sangue esplose all’impatto, e la figura di Corvo Rosso, inerme, scese dolcemente a terra, protetta da un ultima magia salvatrice…
… sogni di un fallimento imminente…
Il Golem si voltò al disperato tentativo di Kurg, Luyan, e Lexadia di spingerlo nella botola.
Fu come spingere un muro.
E un muro si stava per abbattere sui proprio compagni.
Elemar gesticolò, l’arco in mano, verso la statua, cercando di attirare la sua attenzione.
Funzionò, ma l’euforia del Paladino per avere salvato i propri compagni fu di breve durata, mentre il Golem con giganteschi passi era già a portata.
Il suo pugno si abbatté sul guerriero, che porse lo scudo a propria difesa.
Lo scudo si piegò sotto l’impatto, il braccio crollò, e il corpo di Elemar pagò un ulteriore tributo di sangue.
“Elemar…â€
La voce, dolce, soave, fu come una luce in questo teatro di sofferenze.
Il Paladino aprì gli occhi.
O almeno, lo fece nei suoi sogni.
Silvia, sua madre, era davanti a lui, sorridente.
“Come stai figlio mio…â€
La commossone si lesse negli occhi del Paladino. Che si trattenne comunque.
“Madre… - Si, figliolo, sono io, rispose semplicemente la Senith.
- Che gioia rivedervi!!! Pensavo di non potervi parlare più! - Elemar, oramai faccio parte della tua vita, anche se solo come spirito. Ma ricordati che a questo si limiterà il mio apporto. È la tua vita che deve essere vissuta. La mia è già passata. - Raccontatemi, madre! Raccontatemi del giorno in cui siete defunta. Chi è stato respons.. - Shhhhhtttt!!! Lo zittì Silvia. Non sono argomenti da affrontare. E non li affronterai, te lo proibisco, hai capito ? - … - Che sia con me, o con qualsiasi altro membro defunto della nostra famiglia, siamo intesi ? - … - Elemar, sono seria. - Ma perché ? - Perché se ci è stato concesso di venire ad aiutarti, nella tua vita, non è per che tu sfidi le leggi naturali della vita, e della morte. Non ti è concesso ottenere conoscenze, segreti, o eventi passati o futuri, da noi. - … - Allontana questi pensieri dalla tua testa, figlio mio, o ci perderai definitivamente.â€
Elemar fu scosso da quest’ultima frase, e accettò subito la realtà .
“Cosi sia, madre, ve lo prometto.â€
Il Paladino si vergognò per un istante di avere voluto cosi tanto, da un incontro. Non doveva già essere felice per avere la possibilità di parlare, e di vedere, sua madre ?
Non era questo già un dono dei cieli ?
“Bene, Elemar. Allora, come hai trovato il bisnonno ?â€
Silvia sorrise.
“Speciale†fu tutto quello che riuscì a dire il Paladino.
Sua madre rise.
“Si, era proprio qualcuno, Magnis. Un notevole temperamento, ma una genialità comunque fuori del comune. Questa volta sono io che ho potuto venire a parlarti.â€
Una certa tristezza, mescolata alla felicità , si leggeva negli occhi di Silvia. Non passò inosservato agli occhi del Paladino, che rimase però silenzioso, aspettando altre parole da sua madre.
“Ogni volta che tu dimostrerai un incremento delle tue capacità sul campo, dovuto all’esperienza guadagnata, uno di noi verrà a trovarti, nei tuoi sogni.â€
Elemar era felice e riconoscente.
“Ho parlato con Magnis, e ti ho anche visto all’opera. Sei un bravo Comandante, e si vede. Ricordati però le lezioni imparate a Firav… - Esempio, Lealtà , Rispetto, ripeté a memoria Elemar.
- Esatto. Stai ottenendo ottimi risultati… anche se Magnis continua a brontolare che è una causa persa, io ho fiducia in te. Ma non perdere l’obiettivo di vista, Elemar. Non hai con te i tuoi vecchi amici e sottoposti. Non sono soldati. Se non ottieni i risultati sperati, fai un esame di coscienza, e cambia strategia e atteggiamento. Ogni uomo, o donna, ha una sua chiave di lettura. Eraistos ti ha donato il potere di leggere nei cuori. Usalo, e apri il tuo allo stesso tempo. - Si madre, avete ragione.â€
Silvia sorrise.
“Ti auguro buona fortuna, figlio mio. Ci rivedremo.â€
I sogni smisero di tormentare il sonno del Paladino, che riposò tranquillamente fino alla mattinata successiva.
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23/01/2008, 11:48 |
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Notturno
Iscritto il: 03/07/2006, 23:20 Messaggi: 149
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Diamo a Caesar quel che è di Caesar.. descrizione onirica molto bella!
_________________ Sconvolto rimase il diavolo quando comprese quanto osceno fosse il bene e vide la virtù nello splendore delle sue forme sinuose.
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23/01/2008, 15:45 |
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Elayne
Site Admin
Iscritto il: 27/04/2007, 16:06 Messaggi: 471 Località : Falkovnia (OOC: Milano)
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Erano passati molti giorni dalla dipartita dalla magia di Thiavalas, e la città di Medull fu, per il Paladino, un luogo di meraviglia, da visitare. Elfi. Un numero imponente, ai suoi occhi. Ma anche in città , dopo un periodo di riposo, i sussuri della guerra arrivarono.
Era un segno di Eraistos. Un segno che la sua missione non era finita. Per qualche giorno, Elemar pensò che avrebbe dovuto imparare tutto da questo popolo, e magari aiutarli nella guerra imminente, ma si rese conto che era un altra la sua meta.
Fu rapidamente chiaro che uno schieramento usasse mezzi biechi e codardi - lo spargere di un epidemia - per stanare l'avversario. Chi usava simili mezzi non rispettava la Guerra, ma ne lambiva solo i frutti.
Fu cosi che il gruppo decise di partire verso Sud, verso il fronte. Ma nel viaggio, il Paladino cominciò a sognare di nuovo. Due sogni, in due notti, piuttosto preoccupanti. Il suo popolo, la sua città , fiera e forte, in ginocchio, morente, alle prese con la malattia. Eppure c'erano sacerdoti, a Firav. Un discreto numero, per potere controllare qualsiasi focollare di epidemia. Ma Elemar non aveva visti i sacerdoti. E il sogno, che si ripeteva e continuava ogni giorno, prendeva sempre più il senso di un messaggio. Di Eraistos, verso il suo Paladino.
Elemar avrebbe quindi seguito la pista mortuaria della malattia, e cercato di eliminarne la fonte.
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02/06/2008, 16:25 |
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Elayne
Site Admin
Iscritto il: 27/04/2007, 16:06 Messaggi: 471 Località : Falkovnia (OOC: Milano)
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 Sogni di un roditore
Brutti sogni turbavano la notte del Paladino... ... si vedeva in un ENORME stanza... a cercare di arrivare dall'altra parte, con dei giganti che provavano, di continuo, a calpestarlo a morte...
"Elemar ?" La chiamata distrasse per un attimo il coraggioso paladino, che si riprese appena in tempo per evitare l'ennesimo tentativo, questa volta con una gigantesca sedia, di spiaccicarlo.
"Elemar ?" "Squiiiittt ??" rispose istintivamente il fedele di Eraistos. Un fedele un po’ "topesco", non si poteva negare. "Elemar!!!" Il tono era perentorio.
Era difficile dire se Elemar si svegliò. Ma una cosa era certa: tutto cambiò all'improvviso.
Elemar non era più in questa stanza di morte, ma nella stanza di Corvo Rosso. Vuota. L'elfo aveva farfugliato qualcosa all'intenzione del Paladino, prima di andare a dormire, e lo aveva chiuso nella propria stanza. Dov'era andato a dormire il mercante e altezzoso Elfo ? Elemar non si era posto la domanda. Il suo stato di roditore rendeva difficile focalizzare, a volte, la propria mente su più di un problema alla volta, e la dipartita di Corvo aveva creato già grosse complicazioni nella sua mente: Da una parte, c'era il sollievo. Infatti, chi era il pazzo che avrebbe pensato che fosse una buona idea dare in custodia il pala-roditore all'unico membro del gruppo che aveva dimostrato di non curarsi minimamente di lui in passato ? Il solo ricordo delle fiamme... brrr... In un altro senso, però, ora Elemar era da solo. In una stanza. Piuttosto grande. Ma non cosi grande da trovare un rifugio se qualche guardia, tanto per dire, entrasse "per caso".
A questo dilemma di emozioni si aggiungeva il paradosso per eccellenza. E cioè: l'istinto del roditore di sopravvivenza, che gli faceva pensare a queste cose, cercando di fare leva appunto sull'estremamente sano "senso di paura", e la cronica immunità ad essa, che aveva mantenuto Elemar per i suoi poteri da Paladino. Ne veniva fuori quindi una spinta istintiva, che veniva razionalizzata ad una mera discussione di probabilità per "sopravvivere", finché la mente del pala-roditore non prendeva di nuovo il sopravvento, per (quasi) bestemmiare sulla futilità di tali pensieri, e rimettersi a dormire.
"Squit ?" chiese di nuovo il Pala-roditore, all'ENORME spirito che si era materializzato davanti a lui. "Si, figlio. Sono io." rispose sua madre. La figura imponente della Senith aveva qualcosa di rassicurante, stranamente, e il roditore la fissò con ammirazione. "Elemar, so che puoi capirmi. Fai uno sforzo, e parlerai anche tu.â€
Per un attimo il pala-roditore guardò l’enorme-spirito-luc… sua madre, con perplessità . Non capiva che era diventato un roditore ? Come poteva, un roditore, parlare la lingua dei due-zampe ??? Poi la mente analitica del Paladino si riaccese, e si ricordò che questo era probabilmente un sogno. Anche se era nella stessa stanza in cui si era addormentato (NdR: una parte di se lo spingeva, nel frattempo, a considerare l’ipotesi che magari non stava dormendo, e che questo era il paradiso dei roditori, e che era quindi morto, perché non aveva pensato abbastanza da roditore, come sarebbe stato giusto fare, e che questo era una grande ingiustizia, non avrebbe potuto mangiare ancora tanti, molti pezzi di formaggio e che ecc. ecc. ma il pala-roditore fece uno sforzo, ed insabbiò di nuovo questo fastidioso modo di pensare). Essendo in un sogno, Elemar doveva avere una certa possibilità di controllo, e si sforzò, allora di cambiare alcuni dettagli.
Funzionò. Ora sua madre era grande come lui, e la sua voce era tornata. “Madre. Che … onore.†Lo sguardo della madre rimase scettico. Ma gli rispose. “Elemar, è un piacere anche per me. Come stai ? - Una domanda un po’ maldestra, non trovi ? - Se non vuoi parlare, me ne posso sempre andare … - Nonono … era solo per dire. E tu ? - Io sto bene. Sono contenta di poterti “vedere†ancora un'altra volta. Da quel che vedo, sei stato fortunato. Sei ancora vivo. - Si. Un roditore vivo. - Sempre vivo sei, comunque. Ti sarebbe potuta andare peggio, molto peggio. Ringrazia Eraistos per questo. - Certo. Aspetta. No. In che senso “molto peggio†??? - Credi davvero che la trasformazione in roditore sia solo un concetto meramente fisico ? - … - Questa strega, la magia che ha lanciato, mirava non solo alla trasformazione fisica, ma anche a quella mentale. Hai resistito all’impulso di diventare DEFINITIVAMENTE un roditore. Avevi veramente poche possibilità di non soccombere, vista la potenza della magia. Ma ce l’hai fatta. Grazie alla Grazia Divina concessati in dono.â€
Elemar chiuse gli occhi e ringraziò silenziosamente Eraistos. Silvia continuò:
“Comunque, figlio mio, il tuo destino non è ancora compiuto, a quanto sembra. Non vedo se no perché Eraistos ti darebbe la possibilità di vedermi ancora. Non è per un addio. Eraistos ti ha paradossalmente ricompensato per essere diventato un roditore.†Rise leggermente al pensiero. “Diciamo forse che ha apprezzato il tuo sacrificio. Anche se era piuttosto stolto, se mi posso permettere. - Ma questa necromante stava per sopraffare Iblond, e gli altri se la stavano cavando contro l’animale non-morto! - Non metto in dubbio la strategia generale, Elemar. Metto in dubbio il metodo in cui hai deciso di applicarla. - Capisco. D’altronde non potevo sapere che Iblond non sapesse cosa stesse facendo … - Non parlo di questo.†Elemar, un po’ attonito, ci rifletté per qualche secondo. “E di cosa parli, allora ?†chiese finalmente. Per tutta risposta, Silvia sorrise di nuovo. Per poi abbracciare suo figlio. “Stammi bene, figlio mio, e difendi meglio la prossima volta i tuoi compagni. Sia dal nemico, che da loro stessi.â€
Il paladino rimase attonito dall’abbraccio materno, ma il suo shock fu raddoppiato, quando si rese conto che stava abbracciando sua madre con un corpo da roditore. Su due zampe, di taglia umana, ma sempre da roditore. Si vergognò immediatamente di essere ancora in questa forma, nel sogno. Ma subito i suoi pensieri, mentre venivano assopiti nelle braccia del sonno, si focalizzarono sulle scomode domande dello spirito roditore in lui:
“Ma come, mi stai dicendo che se avessi fatto meglio il tuo lavoro, non saremmo in questa situazione, ora ??? incalzava lo spirito. - Noi ??? Guarda che esisto solo io!!! - Dettagli!!! Cos’hai fatto ?!? Riflettici, idiota di un umano!!!†Il pala-roditore stava soffocando, poco a poco, le domande di questa doppia personalità , quando ebbe un illuminazione. Se ne rese conto anche lo spirito del roditore, ma con un gesto fulmineo, Elemar spense il cervello e si mise a dormire, lasciando urlare nel vuoto l’arrabbiato roditore in lui.
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17/06/2008, 11:24 |
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Elayne
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Iscritto il: 27/04/2007, 16:06 Messaggi: 471 Località : Falkovnia (OOC: Milano)
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 Re: Sogni di un Paladino
Le festività , per la battaglia appena finita, erano terminate. Elemar s'addormentò felice.
Non si era aspettato, dai suoi compagni, la proposizione di una festa, in onore alla vittoria. In quanto, il Paladino lo sapeva, erano genuinamente ignoranti del reale valore della Guerra, del suo significato. Elemar, al contrario, ne era pienamente conscio. Una battaglia dura, difficile, dove caddero tante persone. Ma anche per questo, piena di significato.
Era la fine, ma un nuovo inizio. Un inizio di speranza, dal quale Campopietroso, la sua gente, la Sorellanza, avrebbe potuto ricostruire una migliore vita. Una vita, anche, con Eraistos. Lasciato da parte per troppo tempo, e con risultati quasi catastrofici. Elemar era stato stupito dall'impreparazione delle ranger al combattimento militare. O certo, avevano combattuto fino alla fine, e questo già significava TANTO. Ma l'addestramento ? Insufficiente, gravemente insufficiente. La lontananza da Eraistos ne era probabilmente la causa.
E ora, la Sorellanza era nelle mani di Faro Vinto. Conosceva poco il mezz'elfo. Non proprio loquace, ne diplomatico, era qualcuno che però andava al sodo. Aveva mostrato buone capacità combattive, abbattendo non si sa bene come gli ufficiali nemici, alla distanza. E anche, in un certo senso, un possibile senso tattico, richiamando a se i compagni, che stavano vagando per conto loro sul campo di battaglia, lontano da tutto e da tutti.
Faro Vinto sarebbe stata la persona giusta ? Elemar ne dubitava. Ma il volere di Alkira era importantissima per le Rangers, e questo sarebbe bastato, sicuramente, per ora. E poi, Faro Vinto non era solo. In un certo senso, in realtà , poteva essere la scelta giusta. Le Rangers non erano fatte per il combattimento in corpo a corpo. Una ben magra imitazione delle Senith di Firav. Era tardi, ormai, per sopperire a tale mancanza di allenamento fisico. Ma forse Faro Vinto poteva allenarle in altro campo. Il tiro con l'arco, appunto. Un mestiere che non richiedeva un particolare fisico, ma tanta volontà e dedizione. Qualità nella quali le Rangers si erano dimostrate valide.
E per il resto ? Il pensiero di Elemar vagò, ma il sonno, ormai, si stava impadronendo di lui...
(...)
"Figlio." disse semplice Silvia. Elemar aprì gli occhi. Si trovava a Firav, davanti al Tempio di Eraistos. Ma la città era deserta. Davanti al Tempio, sua madre, gli occhi lucidi di orgoglio. "Sono contenta che tu sia qui." Elemar sorrise. Era piacevole vedere sua madre, ma non sentì l'impulso irrefrenabile di abbracciarla. "Sei cambiato, Elemar. Stai divento un vero condottiero. Seguimi."
La sacerdotessa entrò nel Tempio, invitando suo figlio a fare altrettanto. I passi di entrambi eccheggiarono sulla fredda pietra del luogo sacro, mentre si avvicinavano all'altare.
"Bel posto, non trovi ? - Si. La mia città natale. - Già . Il tuo passato. - E il mio futuro," concluse senza pensarci il Paladino. Silvia annuì. "Si, ritornerai qui, un giorno."
Un giorno. Elemar sapeva che quel giorno, tutto sarebbe stato diverso. Elemar sentiva, però, che avrebbe deciso LUI il giorno. Sua madre aveva ragione. Elemar era maturato, in questi ultimi giorni. Non solo per la battaglia, evento comunque unico e raro, per le sue caratteristiche, ma per la responsabilità .
Il Paladino ora stava prendendo in mano il proprio destino, e ne era conscio. Anche con la Spilla. Solo ieri, era riuscito a modellarne i poteri, con una lunga preghiera ad Eraistos. Poco, è vero, ma era un chiaro segno. Sentiva il potere del suo Dio fluire in lui. Sempre più intenso. Sentiva il peso delle responsabilità gravare sulle sue spalle. Non più, ormai, soltanto quello dei proprio compagni. Ma anche quello che gli aveva destinato il Fato. Eppure Elemar era sereno.
Era nato per questo.
Guardando di nuovo sua madre, la vide sorridere. Capì che l'avrebbe vista ancora solo un unica volta. Sorrise anche lui. Sarebbe stato triste, in passato, a tale notizia. Ma ormai, non più. Come la gente muore, prima o poi, anche le cose belle finiscono. E' nella natura delle cose. La vita, la morte, l'evoluzione del mondo... Tutto era più semplice, e comprensibile, con la giusta prospettiva.
"A presto." disse il Paladino.
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24/10/2008, 17:13 |
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Elayne
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 a Foglia Dorata
Elemar chiuse gli occhi, e si addormentò.
L’ultima notte di sonno sembrava ieri, eppure, in realtà , era stata più di un mese fa. Un mistero, ancora, da svelare. Perché infatti avevano perso un mese di vita ? Non sembravano essersi spostati, eppure il loro corpo aveva vissuto durante questo periodo. Vista la lunghezza delle barbe, l’unica spiegazione plausibile era una specie di stasi temporale. Per quale ragione, mistero.
“Elemar …†La voce familiare di Silvia destò l’attenzione del Paladino. Quanto tempo …
Il Paladino si ritrovò al Tempio di Eraistos, a Firav. Dove aveva lasciato sua madre, nell’ultimo sogno. “Tutto quello che ha un inizio, ha una fine.†disse la Senith. Elemar non rispose subito, preferendo respirare a pieni polmoni il posto, prima. “E’ vero.†si limitò a rispondere, sorridendo.
Il Paladino guardò meglio il Tempio. “E’ vuoto.†disse. “Lo era anche prima.†aggiunse sua madre. “Certo, ma ora c’è anche un po’ di polvere. - E’ passato del tempo, figlio mio. - Quindi non era solo un sogno. - E’ un sogno, è sempre un tuo sogno, ma anche forse una visione del futuro. Semmistra ha detto cosa sarebbe successo, al nostro popolo, se Yanira non avesse accettato la carica. - Si. L’annientamento ...â€
Elemar si mosse nel Tempio, accarezzandone i rilievi, le bacinelle, le statue. “Ma Yanira è la Pretessa, ora. - Certo, ma questo è il futuro. - Credo di capire. Vuoi dire che il nostro popolo comunque non sarà qui, in futuro. Questa non sarà più casa sua. - Esatto. Il futuro del nostro popolo non è qui. Sarà … - … sarà nell’oblio, o in un'altra terra. E finora, non abbiamo mai trovato la Via per questa nuova terra.â€
La Senith rimase in silenzio.
“Eppure Semmistra la trovò, continuò il Paladino. 700 anni fa. Ci deve essere una Via. - Infatti, esiste. E non esiste. Ma è ora di muoversi, caro mio figlio. O non la troverai più.â€
L’ultima frase della Senith echeggiò nell’aria, disperdendosi poco a poco. Elemar si rese conto che sua madre stava scomparendo, sorridendogli. “Addio figlio mio, non ci vedremo mai più. Salutami tuo padre, quando lo vedrai.â€
Il cuore del Paladino ebbe una stretta, all’addio di sua madre. Ma nessuna parola uscì dalla sua bocca. Rimase impietrito, a guardarla scomparire.
Quando ormai non c’era più niente che l’aria che filtrava dalla porta aperta, laddove c’era stata la figura della Senith / Sacerdotessa, Elemar si destò. *Tutto quello che ha un inizio, ha una fine.* pensò. Non era solo una filosofica verità . Era anche una speranza, per il futuro.
_________________ Perla di Ahiren:
"Divertente.. potrei riassumere il cambiamento dalle varie edizioni con frasi chiave tipo: 2ed : A discrezione del Master!! 3ed: Aspetta devo controllare il manuale... 4ed: Ma siamo sicuri che SERVA il Master?"
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08/04/2009, 13:28 |
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